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I SURVEILLANTS PENITENTIARIE FRANCESI. INTERVISTA A GREGOIRE RHEINARDT, UFFICIALE DELL'ADMINISTRATION PENITENTIARIE.

Dalle nostre parti molti sostengono che gli agenti francesi dei penitenziari non siano poliziotti con uno status simile a quello dell'agente italiano. Non è affatto così. Coloro i quali in Francia indossano l'uniforme dei “surveillantes” rappresentano la TERZA forza di sicurezza interna del paese (dopo Polizia e Gendarmeria), e sono al servizio della comunità, che proteggono dai criminali rinchiusi nelle carceri d'oltralpe. Abbiamo chiesto a Gregoire Rheinardt, capitano dei surveillantes, di aiutarci a spiegare il lavoro degli agenti penitenziari francesi: “posso dirvi che si tratta di un mestiere complesso – ci riferisce Rheinardt – ci prendiamo “cura” dei detenuti, garantiamo la loro sicurezza e la loro conformità alle normative del nostro ordinamento. Ne seguiamo l'evoluzione quotidiana attraverso l'osservazione, monitoriamo i loro movimenti, le loro celle, il loro comportamento, al fine di garantire il corretto svolgimento della pena all'interno dell'istituto (maison d'arrete).

Che genere di rapporti avete con i reclusi? “Il nostro compito è anche di contribuire al reinserimento dei reclusi – afferma l'ufficiale – pur mantenendo la giusta e dovuta distanza, diventi il loro contatto principale, un punto di riferimento. E sei il legame con gli altri soggetti coinvolti nel processo di riabilitazione”, sottolinea il capitano Rheinardt.

Il vostro lavoro richiede particolari doti operative? “Certamente. Il lavoro dell'agente penitenziario richiede vere e proprie qualità umane legate alla natura della sua missione. Precisione e stabilità, capacità di ascolto e l'imparzialità, la vigilanza e il rispetto, la capacità di lavorare giorno e notte, sono tutte qualità che ci vengono richieste”, ci dice Rheinardt. Passiamo al capitolo della formazione. Come si svolge l'addestramento di un agente penitenziario in Francia? “Per esercitare la nostra missione nelle migliori condizioni, studiamo a fondo per sviluppare conoscenze giuridiche e tecniche che apprendiamo alla Scuola Nazionale dell'Amministrazione Penitenziaria (ENAP). Ma la formazione prosegue anche dopo, in servizio”, sottolinea ancora il nostro ufficiale. “Entri come semplice agente, ma hai la possibilità di fare carriera, diventare ufficiale fino a ricoprire l'incarico di direttore di penitenziario”. Dunque in Francia i direttori hanno l'uniforme e portano i gradi. E provengono dai ruoli dei surveillantes. Capitano Rheinardt come si svolge l'addestramento? “Una volta superato il concorso, ci si addestra per 8 mesi pagati in tutto 1100 euro netti mensili (esclusi i bonus stage), alla Scuola Nazionale dell'Amministrazione Penitenziaria che si trova a Agen (Lot-et-Garonne). La scuola è suddivisa in 3 villaggi campus. Si svolgono – precisa Rheinardt – periodi di formazione alternati al tirocinio e alla frequenza nei penitenziari”. Dunque un work in progress la cui acquisizione di competenze è oggetto di valutazione in itinere. “Veniamo anche addestrati all'uso delle armi, all'autodifesa, alle tecniche di combattimento mutuate dalle arti marziali, all'intervento di sepgnimento incendi e agli eventi critici gravi che possono pregiudicare la sicurezza del penitenziario. Nei casi più gravi interviene l'ERIS (ne abbiamo già parlato, n.d.r.)”. Ma il capitano ci illustra ancora un particolare. “È inoltre possibile accedere a funzioni specifiche, come membro di una squadra di “risposta e la sicurezza regionali (ERIS, come abbiamo visto addestrati come squadre di pronto intervento, n.d.r.)”, agente di scorta, trainer o istruttore di sport”, chiosa il capitano. Un altro mondo, anche nelle fasi addestrative, svolte in un centro di formazione a livello universitario dotato di tecnologie di altissimo livello. In Francia le cose si fanno sul serio.

LO STRESS CORRELATO. VA AVANTI IL QUESTIONARIO PROPOSTO DALLA UIL POLIZIA PENITENZIARIA. 
 La UILPA Polizia Penitenziaria, unitamente all’ITAL-UIL ed alla UIL, ha inteso avviare con l’ausilio di un Gruppo Scientifico, uno studio diffuso sullo stress lavoro correlato che investe gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria. Lo scopo dell’analisi, sarà anche quello di acquisire conoscenze utili all’individuazione di soluzioni e strumenti che consentano quantomeno di ridurre i fenomeni di stress e prevenire le sue degenerazioni. Le indicazioni raccolte saranno assolutamente anonime e confluiranno in forma automatizzata in database massivi in modo che non sarà possibile in nessun caso risalire alle generalità di chi le ha fornite. Noi di Storie di Polizia Penitenziaria chiediamo pertanto pochi minuti del vostro tempo per rispondere in maniera sincera e senza rifletterci eccessivamente al questionario che segue. A conclusione dei lavori, i risultati dello studio saranno presentati e diffusi anche mediante l’organizzazione di eventi pubblici ai quali anche voi avrete contribuito. E' uno strumento utile e parteciparvi non costa nulla. Non mancate.

2017 creazione sito S.P.PE "STORIA , ONORE E CULTURA della POLIZIA PENITENZIARIA

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